La scelta della maglia termica più adatta agli sport invernali, è determinante per poter svolgere al meglio la propria attività sportiva.
In questi ultimi anni si sono avvicendate tante proposte, da quelle a compressione estrema a quelle in materiale nobilitato, arricchite con ioni d’argento e fili in rame.
Va fatta una doverosa premessa: se parliamo di compressione a favore di un’accelerazione del ritorno venoso dalla periferia del corpo al cuore e quindi di un maggior approvvigionamento di ossigeno e più rapido recupero muscolare, è necessario sapere che essa ha una positiva influenza solo dove le vene stesse si trovano a livello superficiale ed ancor meglio dove sono prossime alle ossa e ad una muscolatura reattiva. E’ facilmente intuibile che, in virtù di questa precisazione, la forte elasticità del tessuto, ossia la sua compressione, abbia un’efficacie reale solo ed esclusivamente dal polpaccio in giù della gamba (in modo particolare alla caviglia) e non abbia alcuna funzione in corrispondenza della coscia, tantomeno nella parte del busto, petto e addome inclusi. Se la maglia è compressiva e stretta, non significa assolutamente che migliora le prestazioni, anzi in alcuni casi crea ristagno dei liquidi e sicuramente l’effetto finale è una diminuzione del comfort.
Altra doverosa riflessione va fatta in merito all’utilizzo di fili arricchiti con rame e argento. Le loro proprietà antistatiche e anti-odore sono effettive se questi metalli si trovano a diretto contatto con la pelle, rilasciando ioni attivi. Se invece essi, sono presenti solo nella parte interna dei comuni fili in poliestere, per ragioni di resistenza al lavaggio e al progressivo scioglimento, risultano non avere alcuna rilevanza in merito alla loro interazione con la pelle e quindi perdono completamente la loro funzione antistatica, termoregolante e anti-odore.
Fatte queste puntualizzazioni, è importante ora stilare una classifica dei materiali sintetici più prestazioniali ed inevitabilmente ridimensionarne alcuni, fino ad ora tanto decantati come tecnici.
Partendo dall’ultima posizione, il poliammide (o classico nylon) non ha caratteristiche propriamente adatte per essere usato per realizzare una maglia termica: ha mano fredda, per cui la sensazione al primo tatto, è quello di un tessuto fresco e quindi, una volta indossato, si ha subito la percezione di brivido. La sua traspirazione inoltre è relativamente bassa. Viene per lo più usato per i capi a compressione perché si combina molto bene con il modulo elastico e ha colori brillanti e accattivanti.
Appena più su in termini di tecnicità troviamo il poliestere. Contrariamente al poliammide è a mano calda ed è piacevole una volta indossato. E’ la fibra più usata nelle maglie termiche, con e senza modulo elastico, perché risulta molto economica e si può tingere in tutti i colori.
I problemi riconducibili a questo tessuto sono però diversi: dato che si tinge a temperature altissime, il filo tende a sfibrarsi, il colore penetra oltre il dovuto e l’effetto finale è che, una volta indossato, il capo puzza anche dopo pochi minuti il primo utilizzo.
I capi in poliestere inoltre, essendo idrofili, non riescono ad allontanare in modo significativo il sudore, si imbibiscono e risultano essere limitati soprattutto in corrispondenza di grande sudorazione.
Il poliestere infine risulta essere il filo meno ecosostenibile tra quelli sintetici.
Al top della tecnicità dei filati sintetici si trova il polipropilene. I motivi di questo primato sono molteplici. Prima di tutto nasce già tinto, per cui non deve subire lo stress delle alte temperature.
E’ la fibra sintetica più leggera, -34% rispetto all’equivalente indumento in poliestere.
E’ la più traspirante in assoluto, data la sua natura idrofoba, ed è antibatterico: la superficie esterna del filo è completamente liscia, per cui in esso non si annidano batteri.
Tra tutti i fili tecnici, è il materiale più ecosostenibile, anche perché si lava a basse temperature.
Assodato il polipropilene come fibra tecnica più traspirante, nessuno dei tessuti sintetici è mai riuscito però completamente a soddisfare l’esigenza di calore e comfort. Queste ultime sono fondamentali per affrontare una giornata sottozero e soprattutto per sentirsi perfettamente protetti dagli sbalzi di temperatura tipici della stagione invernale, dove si pretende che la propria termica coccoli letteralmente la propria pelle.
Qual è, dunque, la fibra che riesce al meglio a garantire queste esigenze? Ebbene si, la lana, ed in particolare la lana merino.
Oggi la tecnologia tessile è in grado a lavorare la lana merino fino ad ottenerne un tessuto morbidissimo, antipilling (in grado di non produrre i fastidiosi pallini tipici dei maglioni di lana) e superwash, ossia resistenti al lavaggio in lavatrice fino a +30°C.
La lana inoltre conferisce alla maglia di cui si compone, un fitting perfetto e una vestibilità molto più confortevole rispetto a qualsiasi altro capo completamente sintetico. E gli aspetti positivi della lana non finiscono qui: non produce cattivi odori anche dopo un’intensa attività sportiva, è naturalmente antistatica ed è in grado di termoregolare il corpo in modo perfetto, coibentandolo in ambienti freddi e disperdendo calore quando la temperatura sale repentinamente.
Da ultimo, sicuramente l’aspetto più importante relativo alla lana merino è che si tratta di una fibra completamente ecosostenibile: la trafila per il suo ottenimento è tracciabile e quindi certificabile al 100%.
Riassumendo, il tessuto migliore a contatto pelle è da considerarsi il polipropilene, traspirante e antibatterico, mentre quello più termoregolante e confortevole è la lana merino, la quale è anche anti-odore.
Tutti i capi della linea Wooltech® lana merino di RIDAY®, pesanti e leggeri, sono costruiti per avere sulla pelle il polipropilene e all’esterno la lana merino australiana in diverse colorazioni 100% naturali.